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Maggio 1827. Il primo stabilimento balneare di Viareggio - di Paolo Fornaciari 

Tratto dal sito del Comune di Viareggio

 

Questi documenti sono conservati presso l'Archivio Comunale di Viareggio

Viareggio fu sicuramente una delle prime città d'Italia, se non la prima in assoluto, che s’impegnò a favorire ed incoraggiare il turismo balneare.
Dai documenti d’archivio si può apprendere che la pratica dei bagni di mare risale ai primi anni dell’Ottocento. Nel febbraio del 1812, infatti, il Maire di Viareggio (l’allora Sindaco) scriveva al Ministro dell’Interno dello Stato di Lucca per protestare contro una disposizione sanitaria che proibiva la frequentazione della spiaggia perché il divieto “risultava odioso per i villeggianti e per la stagione balneare”. 
Nel luglio 1814, in una lettera del Maire si legge che “il mare è calmo ed i villeggianti hanno fatto le solite bagnature”. Un regolamento della polizia municipale del 1820 informa che durante i bagni di mare gli uomini dovevano essere separati dalle donne.
Poi nel 1822 furono emanate precise norme che regolamentavano, in ossequio alla morale del tempo, l’attività balneare. La spiaggia di ponente fu destinata per i bagni delle donne e quella di levante per gli uomini e “nel tempo delle bagnature è proibito agli uomini di passeggiare sulla spiaggia delle donne e viceversa; ed a più forti termini è proibito agli uomini di bagnarsi dalla parte delle donne e alle donne dalla parte degli uomini".
Da questi primi documenti non è possibile rilevare l’esistenza di alcuna specifica attrezzatura adibita alle bagnature se non rudimentali capanne di paglia e di falasco che servivano per spogliarsi lontano da occhi indiscreti e per offrire riparo dai raggi del sole. 
Poi, ben presto sorsero un po' dovunque i primi stabilimenti balneari sull’esempio di quelli costruiti nel 1822 a Dieppe, in Francia. Infatti, nel maggio 1827 il Gonfaloniere di Viareggio, Alfonso Cittadella, chiese al Ministero dell’Interno del Ducato di Lucca l’autorizzazione per la realizzazione di un vero e proprio stabilimento balneare affinché i bagnati “possano ivi ritrovarvi dei comodi sufficienti onde, al coperto dalli sguardi altrui, liberamente si spoglino e si rivestano, con tutti quei riguardi che si devono alla decenza”.
Il Ministro si dichiarò subito favorevole perché, come scrisse nella risposta del 5 giugno, il progetto “potrebbe essere di profitto a codesta Città e al Ducato”.

Uno dei simboli della villeggiatura viareggina all'apice del suo splendore: l'Hotel Excelsior
Questi documenti sono conservati presso l'Archivio Comunale di Viareggio

Il 28 giugno 1827 il Duca Carlo Lodovico autorizzò il Gonfaloniere di Viareggio a “far costruire lo stabilimento de’Bagni secondo il disegno esibito, a spese della Comunità”, ordinando al Cassiere del Ducato di anticipare la somma di duecento scudi, da restituire in seguito da parte della Cassa comunale di Viareggio e concesse anche il permesso di tagliare cento piante della pineta per ricavare il legname necessario alla costruzione. Alcuni giorni dopo il Gonfaloniere Alfonso Cittadella pubblicò la notifica che stabiliva che “il più sollecitamente possibile, per quanto lo permetterà il mare, saranno posti in attività sulla spiaggia di Ponente due separati bagni di mare, uno destinato per le donne e l’altro per gli uomini”. 
Con lo stesso atto il Cittadella nominò una deputazione, composta da Giuseppe Moscheni, Francesco Pacini e Bonifazio Del Beccaro, che fu incaricata di sovrintendere alla gestione dello stabilimento balneare e all’osservanza di un regolamento speciale che fissava i criteri di esercizio delle bagnature.
Era previsto che i bagni, in funzione da luglio a settembre, aprissero alle 8 di mattina e chiudessero alle 13 per riaprire poi alle “tre pomeridiane e fino ad un quarto d’ora prima dell’Ave Maria”.
Per ogni bagnatura era stabilita una tassa di soldi dieci con la possibilità di abbonamenti, per un minimo di quindici bagni, con la riduzione di un terzo dell’importo previsto. Prima fu realizzato il bagno per gli uomini, il “Nereo”, e poi nel corso del mese di luglio anche quello per le donne, il “Dori”.

Dal “Registro di contabilità dell’Amministrazione dei Bagni” si rileva che la struttura dello stabilimento fu decorata dal pittore Giacomo Benedetti che chiese un compenso di lire 20. 
Erano modeste costruzioni di legno su palafitte in mare, raggiungibili dalla spiaggia per mezzo di un lungo pontile. Giuseppe Giannelli nel "Manuale per i bagni di mare", pubblicato nel 1833 dalla tipografia Bertini di Lucca, li descrive come "due comode ed eleganti fabbriche di legno, distanti fra loto 65 braccia, l’una per le donne e l’altra per gli uomini. Savio ed utile divisamento: perciocché mentre chi si bagna sta riparato dal sole e dagli sguardi di coloro che passeggiano lungo la spiaggia, può l’acqua pervenirgli con lo stesso moto, con cui ciò avverrebbe ove s’immergesse aal’aria aperta.
Per lo mezzo delle due scalette laterali si discende ai due bagnetti particolari situati sotto i camerini, chiusi intorno con tele e stoje. 
Tutto poi il fabbricato è cinto da tele e coperto da larga tenda per impedire che i raggi cocenti del sole giungano fino a quei che si bagnano". Comunque dovevano esservi altre costruzioni, infatti, in un documento del 1828 si legge che fu concessa a Domenico Maffei, detto “Ampolletta”, l’autorizzazione a costruire lungo la spiaggia dei “capannelli per l’uso dei bagnanti come negli anni decorsi”.
Alla fine della stagione estiva del 1827 furono 1029 i biglietti d’ingresso staccati dai due bagni comunali, per un importo di lire 359, nel 1828 furono incassate 510 lire, 521 lire nel 1829, sempre aumentando negli anni che seguirono. Il turismo estivo fu presto uno dei poli trainanti dell'economia cittadina, determinando consistenti cambiamenti nel tessuto urbanistico del piccolo borgo: furono allargate le strade ed abbellite le piazze, aumentarono le locande e gli alberghi e sorsero nuovi ed eleganti negozi. 
Dopo alcuni decenni, anche l'attrezzatura di spiaggia fu migliorata esteticamente e le prime capanne di paglia, il Nereo ed il Dori furono sostituiti dai grandi stabilimenti su palafitte in mare, il "Felice Barsella", il "Nettuno", I"'Oceano", il "Balena", il "Quilghini" e tutti gli altri, che subito caratterizzarono Viareggio come uno dei principali centri estivi alla moda.

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